lunedì 21 ottobre 2013

Che vitaccia quella del decision maker pubblico

Questo post cui ho commentato mi ha ispirato un breve post. Ma premetto che sarà un post qualunquista, ancora più qualunquista per questione di sintesi, ma oggi mi va così.

Nell'ottica di riduzione della spesa, in ogni campo si è introdotto[1] il vincolo della razionalizzazione dei costi.
Purtroppo ci si sontra con due problemi non indifferenti:

  • si dimentica che i costi sono in realtà investimenti, quindi sarebbero da prioritizzare;
  • la parola razionalizzazione prevede eccitazione dei neuroni, e nell'impossibilità di molti decision-maker si preferisce il taglio pseudo-randomico.

Insomma, il bilancio richiede diminuzione dei costi quindi si tagliano i costi. Punto.
L'immediata conseguenza?
Il taglio dell'investimento si scontra con le necessità dei cittadini. Ma il decision maker dice: "Colpa del taglio dettato dall'alto"... e questa tiritera procede fino ai vertici dello Stato i quali rispondono sempre utilizzando uno schema pseudo-randomico opta alternativamente:

  • siamo costretti perché ereditiamo il passato;
  • non dovete chiederlo a me, l'ha deciso quell'altro (nonostante io sia il capo del mio ministero, ma ovviamente facciamo tutti parte della stessa squadra... o no?).


Insomma... sembrerebbe che il cittadino rimanga senza speranza.
Non proprio, perché può sperare che il decision maker utilizzi il famigerato provvedimento d'urgenza. Ed è simpaticissima l'immediato sviluppo.
Il decision maker, senza voler nulla in cambio ad esclusione del voto alle prossime elezioni o più semplicemente essere portato in trionfo, non procede rimodulando razionalmente il bilancio ma, utilizzando uno schema pseudo-randomico, opta alternativamente per:

  • rimodulare alcune voci di bilancio (tanto sono numeri!!)
  • non interessarsi dei vincoli di bilancio[2].

In entrambi i casi il cittadino è spesso pronto a dimenticare il periodo di disservizio, ora il servizio è di nuovo attivo, anzi è anche migliorato perché è stato esternalizzato verso il privato che utilizza strumentazione moderna.
Ovviamente qualcuno si sarà accorto che purtroppo nel breve/medio periodo si dovranno ripercorrere i medesimi passaggi perché, ricordiamolo, che nemmeno ora si è utilizzato un metodo razionale, ma rispettivamente:

  • rimodulazione del bilancio per accontentare i cittadini;
  • non interessarsi del bilancio, non è un problema vincolante.


Rispetto la panoramica proposta si potrebbe intuire: il decision maker ha un compito semplice, tutti possono esserlo.
Ma assolutamente no.
E' importantissimo capire quanto tempo sia necessario prima di far esplodere il problema e ricorrere al privato. Ma è anche fondamentale non aspettare troppo tempo.... la finestra temporale nella quale agire è discretamente breve.
Perché se il dirigente ci ricorre troppo presto, allora diviene chiaro che abbia voluto favorire il privato.
E se ci ricorre troppo tardi diviene chiaro per troppi che il dirigente sia inadeguato.
Insomma, la vita del dirigente è difficile, è necessario essere in fase con le necessità e non distrarsi... potrebbe essere fatale.


Note:
[1] -> mi fa sorridere che tale motto si è introdotto "ora", come se prima fosse non necessario, probabilmente finora si viveva nella bambagia, quindi era una questione marginale
[2] -> io sono solito pensare i vincoli come rette, ma le rette sono curve e le curve possono essere arrotondate un po' come vogliamo.... non è così?

2 commenti:

  1. Credo che tu abbia perso un pezzo: il decision maker pubblico nella tua accezione ha il solo fondamentale scopo di di stare a galla, aggirando vincoli e scegliendo il momento buono per compiacere il suo pubblico.

    In realtà, secondo me, deve anche tenere presente gli interessi dei suoi stakeholders: questo significa che deve riuscire a promuovere i loro interessi nel quadro di una serie di scelte che appaiano accattivanti e convenienti.

    Come dicevo nel mio post il perorso è:

    tu, Stakeholder S.p.A. hai interesse a gestire il tal servizio in appalto?

    Io, decision maker, taglio le risorse al servizio in questione (e devo stare attento a far apparire la cosa come un taglio dei costi) sino a renderlo mal funzionante.

    Oppure "mi accorgo" di avere un'esigenza insostenibile in tal senso.

    A quel punto lo appalto con formule sempre più maggiche, moderne, complicate. E passo dalla gestione interna all'appalto, al general contractor, al global service, al Project Financing, in modo da poter: 1) ritagliare il contratto sullo Stakeholder, 2) promettere il miracolo derivante dal nuovo sistema gestionale, 3) rendere oscura e macchinosa la gestione del processo.

    Il risultato fa felice il decision maker, lo stakeholder ed il popolo bue.

    Il fatto che non risulti efficiente nè economico è altamente probabile, perchè il processo non è concepito a questo scopo, anzi, il malfunzionamento permetterà allo Stakeholder di proporre ulteriori soluzioni.

    E la procedura riparte...

    Ciao

    Paolo

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  2. Hai perfettamente ragione, in realtà nella locuzione "schema pseudo-randomico" ho implicitamente sintetizzato ed ipotizzato di riassumere meccanismi poco trasparenti volti a non deludere (o premiare) interessi propri, dei suoi stakeholders, ...
    Ovviamente, come hai correttamente segnalato, l'analisi dell'operato di tali dirigenti è meno banale per l'adozione di soluzioni finanziare moderne, utili soprattutto a mascherare i costi non necessari.

    bye,
    MS

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